
L’automazione industriale spiegata da mio figlio
L’automazione industriale è un argomento complicato: sono due semplici parole, ma esse contengono un mondo molto vasto e sfaccettato, che a volte anche gli adulti fanno fatica a comprendere, figuriamoci i bambini.
Oggi mio figlio compie 13 anni. Come a tutti i genitori, mi piacerebbe far comprendere a mio figlio i sacrifici fatti e la grande passione che ho messo in questi anni nel mio lavoro, sempre legato all’automazione industriale. E’ una cosa che ho sempre rimandato un po’ per la sua età (si pensa sempre siano piccoli), un po’ per i suoi impegni scolastici e sportivi e perché convinto che ancora non avesse compreso il mio mondo.
Mi sbagliavo: i ragazzi ci sorprendono sempre! Sono spugne: assorbono tantissime informazioni e comprendendo molto più di quanto ci aspettiamo.
Di questo loro saper leggere tra le righe ne ho avuto la consapevolezza proprio qualche giorno fa mentre, come quasi tutte le mattine, accompagnavo a scuola lui ed un suo compagno di classe.
Automazione industriale: che lavoro è?
Come già detto sopra, proprio oggi mio figlio compie 13 anni ed i suoi principali argomenti di conversazione sono lo sport, lo skateboard, che pratica con grande soddisfazione di tutti noi, i video degli “Youtubers”, la musica e, come ogni adolescente, in fondo alla lista, anche la scuola.
In un giorno come tanti, mentre stavo portando a scuola lui e un suo amico, il suo compagno gli ha chiesto quale fosse il mio lavoro. Ho pensato fosse normale che il ragazzino non lo sapesse e che, molto probabilmente, non lo avrebbe nemmeno compreso: l’automazione industriale è difficile da capire anche per gli adulti, che non sono del settore. Stavo per rispondergli, quando mio figlio mi ha preceduto.
“Lavora nell’automazione industriale!”
Io ho sorriso e sono rimasto in silenzio. Credevo che la risposta finisse lì, invece, mio figlio, vedendo la faccia sgomenta del suo amico, proseguì nella spiegazione. Quella mattina, anche se ero già preso da mille pensieri lavorativi, mi sono voluto concentrare su di loro, in silenzio, e su quello che mio figlio stava per raccontare.
La spiegazione ha avuto inizio con la descrizione della parola automazione, dicendo che tratta di macchine che svolgono il loro lavoro da sole grazie alle impostazioni che i tecnici e gli operai gli danno, e gli fece un semplice, ma funzionale esempio.
“Pensa ad una lavatrice: anche lei è una macchina automatica. Mia e tua madre mettono i panni e impostano il programma, poi lei lava da sola! Le macchine, invece, con cui babbo ha a che fare, sono macchine più grandi, che fanno di tutto e sono dentro industrie enormi.”
I giovani e la disoccupazione
Il suo amico comprese subito la similitudine e, siccome i bambini sono senza peli sulla lingua, disse a mio figlio: “Capisco perché tanta gente non ha lavoro, perché al loro posto ci sono le macchine.”
Ho pensato che a questo punto mio figlio non avrebbe saputo rispondere a quella affermazione e avrebbe dato ragione al suo compagno, probabilmente: mi stupì di nuovo.
“Sbagliato! Le persone servono, forse anche più di prima, ma devono essere capaci di conoscere e programmare bene le macchine! Sono specialisti, conoscono tutto delle macchine e le fanno parlare tra loro. Così le macchine tolgono solo alle persone i lavori più duri e pericolosi”
A questa affermazione fece seguito un elenco dettagliato delle parti che compongono l’automazione, spiegando, a suo modo, le tante figure necessarie per completare qualsiasi progetto.
E’ partito dall’elettronica, dicendo che i tecnici fanno in modo che alla macchina arrivi energia e si muova; poi, passò alla meccanica, dove ci le persone costruiscono ogni singolo pezzo e lo assemblano; infine, all’informatica, dove gli specialisti creano sistemi per comandare le macchine e raccogliere le informazioni sulla produzione da mandare agli uffici.
“Nella parte informatica dell’automazione lavora mio padre: vero babbo?”
Ero incredulo, non riuscivo a rispondere a mio figlio, dallo stupore. Aveva anche descritto le parti fondamentali cui è composta l’automazione industriale. Lo aveva fatto a parole sue e in modo semplicistico, ma il senso era giusto.
L’ orgoglio di un padre
A quella domanda “Vero babbo?” fece, dunque, seguito un silenzio pieno di emozioni, poi risposi: “vero Massi”.
Anche il suo compagno rimase sbalordito: se ne uscì con un “Figo!” e mio figlio non poteva essere più contento per aver stupito il suo amico e aver fatto una bella figura con lui, grazie al mio lavoro.
Per me è stato come se mi avesse dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura in grado di entrare in qualsiasi azienda e dire: “ok sono qui, adesso ci penso io a far funzionare tutto!”: magari fosse sempre così!
Arrivati davanti la scuola, avrei voluto abbracciarlo prima che scendesse dall’auto, e ci provai, ma, come era prevedibile:
“Babbo, non qui, che figure mi fai fare!”
Si allontanò verso il portone della scuola, si voltò e mi sorrise: sapeva di avermi reso orgoglioso e di aver stupito me ed il suo amico, al quale io stesso non avrei saputo raccontare meglio il mio affascinante lavoro.
TANTISSIMI AUGURI MASSI: SEI IL MIO ORGOGLIO!
Ultimi articoli

Ragazzi con la valigia nell’automazione industriale
I giovani di oggi che lavorano nell' automazione industriale sono ragazzi con la valigia sempre pronta, preparati ed ambiziosi, proprio come me anni fa...

Fondamenti per avere successo nell’automazione industriale
Troppe volte, nei miei anni di attività, ho visto persone bruciare opportunità di carriera, a causa del loro smisurato senso di onniscenza: non giustificato...

L’automazione industriale spiegata da mio figlio
Spesso è difficile spiegare ai propri figli il lavoro che si svolge ed i sacrifici che facciamo per loro. Ma loro sono spugne e comprendono... Sempre!