“Ragazzi con la valigia nell’automazione industriale.” Che significa?
La vita dei ragazzi che lavorano nell’ automazione industriale è scandita da viaggi, più o meno lunghi: per questo, li ho definiti “i ragazzi con la valigia”.
Nell’automazione industriale, infatti, la programmazione della macchina o dell’impianto può avvenire in Italia, ma la messa a punto avviene presso la sede del cliente, nella maggior parte dei casi all’estero. Serve, dunque, una presenza in loco di tecnici che risolvano i problemi di tipo operativo e comunicativo con il cliente.
I professionisti del mio team organizzano il loro tempo in base alle loro continue trasferte. Proprio come me, qualche hanno fa, hanno sempre la valigia pronta, piena di effetti personali, ma soprattutto di professionalità e spirito di adattamento. Bisogna essere ragazzi ambiziosi e preparati per lavorare nell’automazione industriale.
Come preparare la valigia di questi ragazzi? Quali sono i pro e i contro di questa vita nell’automazione industriale?
Cosa mettere nella valigia dei ragazzi che lavorano nell’automazione
Prima di mettergli in mano un biglietto aereo e un software nello zaino, è importante preparare la loro valigia. La valigia dei ragazzi nell’automazione industriale deve essere piena di conoscenze, competenze, professionalità e adattamento. La formazione professionale e personale a monte è fondamentale.
La formazione scolastica
La preparazione scolastica serve a mettere delle solide basi, ma non è sufficiente “per prendere il volo”. Manca la formazione della persona e una personalità predisposta ai viaggi.
La personalità dei ragazzi con la valigia nell’automazione industriale
Esistono ragazzi molto preparati a livello professionale, ma che non amano l’idea di allontanarsi da casa per periodi più o meno lunghi. Ognuno di noi è fatto a suo modo. C’è chi, invece, inizialmente è entusiasta per poi rendersi conto che non è in grado di sostenere il ritmo di una vita di trasferte.
Sono pochi i ragazzi che amano la loro professione nell’automazione industriale, il viaggiare continuamente e l’adattarsi a culture, modi di vita e di lavoro differenti, condizioni sanitarie, igieniche e politiche differenti…per anni e anni.
La formazione personale
Infine, necessaria è la formazione della persona. Lontani km da casa, in paesi con lingue, culture e modi di lavorare differenti, i ragazzi con la valigia si trovano a dover gestire i problemi operativi e comunicativi con i clienti e gli altri collaboratori. Non hanno nessuno che faccia da tramite per loro: si ritrovano ad essere contemporaneamente tecnici, consulenti e project manager. Devono saper gestire in prima persona le problematiche improvvise, il tempo di scadenza fissato dal biglietto di ritorno e la comunicazione con il cliente. Non c’è nessuna scuola professionale che insegna ciò. E’ per questo che prima di affidare un progetto ai miei ragazzi e farli partire, cerco di trasmettere loro la mia esperienza decennale e formarli sulla comunicazione da tenere con il cliente, il modo di comportarsi e di porsi.
Uno dei miei obiettivi è accompagnare questi ragazzi in un percorso di crescita professionale e personale che li renda capaci di gestire al meglio e in autonomia le richieste, le criticità, sia lavorative che personali, che possono venirsi a creare sul luogo.
I pro e i contro per i ragazzi con la valigia nell’automazione industriale
I pro
Girare il mondo, vedere posti nuovi, conoscere culture diverse e nuove persone, imparare nuove lingue: il tutto giustificato da motivi lavorativi. Cosa c’è di meglio per chi ama viaggiare e scoprire il mondo? Nulla.
Al ritorno in azienda, ricordo che i miei colleghi mi riempivano di domande, a volte tecniche sul progetto, molto spesso su particolari curiosità.
A volte, però, non ho avuto nemmeno il tempo di rispondere a quelle domande: mi aspettava un nuovo progetto e l’ ennesima sfida da affrontare. Sempre con la stessa carica e voglia di apprendere, partivo per una nuova esperienza lavorativa.
I contro per i ragazzi con la valigia nell’automazione industriale
Capitava, anche, che non sapessi rispondere alle domande di curiosità perchè non avevo avuto il tempo di visitare la città: sia per la mole di lavoro da terminare prima della data di rientro sia per motivi di sicurezza. Ecco i contro del viaggiare per un professionista nell’automazione industriale.
Non tutti i paesi godono di una pace politica e di condizioni igienico-sanitarie eccellenti. Esistono, poi, divari culturali particolarmente notevoli, che presuppongono un elevato spirito di adattamento. Per non parlare di problemi improvvisi, come le epidemie ed influenze come il Coronavirus (avevo due ragazzi in Cina quel periodo, ma questa è un’altra storia!).
E’ comunque una vita difficile che non sempre si traduce nella possibilità effettiva di “vedere il mondo”.
In conclusione…
Per chi ama viaggiare e ama la propria professione, lavorare nell’automazione industriale arricchisce l’anima, amplia gli orizzonti e aiuta a superare tutti i nostri limiti. Abbiamo occasione di crescere, di imparare ad essere indipendenti, facendo leva solo sulle nostre capacità. Conosciamo nuove persone, nuove abitudini e culture e anche nuove lingue.
Sono tutte queste esperienze che mi hanno fatto capire e fanno capire ai ragazzi con la valigia quanto sia importante la passione per questo lavoro. Nonostante lo stress, ci si rende conto che non c’è soddisfazione più grande del vedere ripagate le nostre fatiche e sacrifici. Per noi, tecnici dell’automazione industriale, la stanchezza e la lontananza da casa, lascia spazio all’entusiasmo, ogni volta che la macchina si avvia, funziona, lavora al meglio e il cliente è soddisfatto della realizzazione del progetto.
E’ difficile trovare ragazzi professionalmente preparati, desiderosi di viaggiare, con tutti i suoi pro e contro e di cui fidarsi. Io sono stato fortunato! I miei “ragazzi con la valigia” sono attivi, con voglia di apprendere, di mettersi in gioco, di sfidare e vincere le proprie paure, rispettosi versi il cliente e chi li circonda…proprio come me alla loro età!